Il nostro patrono

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Il patrono San Gaetano Thiene
Nascita: Vicenza, ottobre 1480
Morte: Napoli, 7 agosto 1547
Ricorrenza: 7 agosto
Beatificazione: 8 ottobre 1629 da papa Urbano VIII
Canonizzazione : 12 aprile 1671 da papa Clemente X
Preghiera a S. Gaetano
Glorioso San Gaetano,
hai posto tutta la tua fiducia in Dio Padre,
che nutre gli uccelli del cielo
e veste meravigliosamente i gigli del campo,
insegna alla nostra comunità di Pozzo
a riporre tanta fede nella Divina Provvidenza
e a confidare nella grazia del Signore.
Sei chiamato “Il Santo della Provvidenza”:
alla tua intercessione affidiamo la nostra parrocchia,
i nostri giovani e in particolare le nostre care famiglie.
Tu, tesoriere delle grazie e consolatore degli afflitti,
aiutaci a diventare a nostra volta,
provvidenza per tutti coloro
che si trovano nel bisogno e nella difficoltà.
Nostro patrono, o S. Gaetano, confidiamo in te!
La sua storia
Nacque a Vicenza dalla nobile famiglia dei Thiene nel 1480, e fu battezzato con il nome di Gaetano, in ricordo di un suo celebre zio, il quale si chiamava così perché era nato a Gaeta.  Laureatosi a Padova in materie giuridiche a soli 24 anni, si dedicò allo stato ecclesiastico, senza però farsi ordinare sacerdote, perché non si sentiva degno; fondando nel contempo nella tenuta di famiglia a Rampazzo, una chiesa dedicata a S. Maria Maddalena, che è ancora oggi la parrocchia del luogo.
Trasferitosi a Roma nel 1506, divenne subito segretario particolare di papa Giulio II, ed ebbe l’incarico di scrittore delle lettere pontificie, ufficio questo che gli diede l’opportunità di conoscere e collaborare con tante persone importanti.
Siamo nel periodo dello splendore rinascimentale, che vede concentrati a Roma grandi artisti, intenti a realizzare quanto di più bello l’arte era in grado di offrire, e che ancora oggi il Vaticano e Roma offrono all’ammirazione del mondo; nel contempo però la vita morale della curia papale, del popolo e del clero, a Roma come altrove, non brillava certo per santità di costumi.  Gaetano non si lasciò abbagliare dallo splendore della corte pontificia, né si scoraggiò per la miseria morale che vedeva; egli ripeteva: “Roma un tempo santa, ora è una Babilonia”; invece di fuggire e ritirarsi in un eremo, da uomo intelligente e concreto, passò all’azione riformatrice, cominciando da sé stesso; incoraggiato da una suora agostiniana bresciana Laura Mignani, che godeva di fama di santità.
Prese ad assistere gli ammalati dell’ospedale di San Giacomo, si iscrisse all’Oratorio del Divino Amore, associazione che si riprometteva di riformare la Chiesa partendo dalla base, il tutto alternandolo con il lavoro in Curia; anche in queste attività conobbe altre personalità, che avevano lo stesso ideale riformista.
Nel settembre 1516 a 36 anni, accettò di essere ordinato sacerdote, ma solo a Natale di quell’anno, volle celebrare la prima Messa nella Basilica di S. Maria Maggiore. In una lettera scritta a suor Laura Mignani a cui era legato da filiale devozione, Gaetano confidò che durante la celebrazione della Messa, gli apparve la Madonna che gli depose tra le braccia il Bambino Gesù; per questo egli è raffigurato nell’arte e nelle
immagini devozionali con Gesù Bambino tra le braccia.
Ritornato nel Veneto, nel 1520 fondò alla Giudecca in Venezia l’Ospedale degli Incurabili. Instancabile nel suo ardore di apostolato e di aiuto verso gli altri, ritornò a Roma e nel 1523 insieme ad altri tre compagni: Bonifacio Colli, Paolo Consiglieri, Giampiero Carafa (vescovo di Chieti, diventerà poi papa con il nome di Paolo IV), chiese ed ottenne dal papa Clemente VII, l’autorizzazione a fondare la “Congregazione dei Chierici Regolari” detti poi Teatini, con il compito specifico della vita in comune e al servizio di Dio verso gli altri fratelli.
Il nome Teatini deriva dall’antico nome di Chieti (Teate), di cui uno dei fondatori il Carafa, ne era vescovo. L’ispirazione che egli sentiva impellente, era di formare e donare alla Chiesa sacerdoti che vivessero la primitiva norma della vita apostolica, perciò non ebbe fretta a stendere una Regola, perché questa doveva essere il santo Vangelo, letto e meditato ogni mese, per potersi specchiare in esso.
Nel 1527 avvenne il feroce ‘Sacco di Roma’ da parte dei mercenari Lanzichenecchi, il papa Clemente VII della famiglia fiorentina de’ Medici, fu costretto a rifugiarsi in Castel S. Angelo difeso dal Corpo delle Guardie Svizzere, che subì pesanti perdite negli scontri.
Anche s. Gaetano da Thiene, come tanti altri religiosi, fu seviziato dai Lanzichenecchi e imprigionato nella Torre dell’Orologio in Vaticano; riuscito a liberarsi si rifugiò a Venezia con i compagni dell’Istituzione.
Rimase nel Veneto fino al 1531, fondando, assistendo e consolidando tutte le Case del nuovo Ordine con le annesse opere assistenziali; accolse l’invito del celebre tipografo veneziano Paganino Paganini, affinché i Padri Teatini si istruissero nella nuova e rivoluzionaria arte della stampa tipografica, inventata nel 1438 dal tedesco Giovanni Gutenberg.
Nel 1533 per volere del papa Clemente VII, si trasferì insieme al suo collaboratore il beato Giovanni Marinoni, nel Vicereame di Napoli, stabilendosi prima all’Ospedale degli Incurabili. La sua attività multiforme si esplicherà in questa città fino alla morte; fondò ospizi per anziani, potenziò l’Ospedale degli Incurabili, fondò i Monti di Pietà, da cui nel 1539 sorse il Banco di Napoli, il più grande Istituto bancario del Mezzogiorno; suscitò nel popolo la frequenza assidua dei sacramenti, stette loro vicino durante le carestie e le ricorrenti epidemie come il colera, che flagellarono la città in quel periodo, peraltro agitata da sanguinosi tumulti.
L’opera che più l’aveva assillato nella sua vita, era senza dubbio la riforma della Chiesa, al contrario del contemporaneo Martin Lutero, operò la sua riforma dal basso verso l’alto, formando il clero e dedicandosi all’apostolato fra i poveri, i diseredati e gli ammalati, specie se abbandonati.
San Gaetano da Thiene è la testimonianza di quanto la Chiesa nei secoli, attraverso i suoi figli, sia stata sempre all’avanguardia e con molto anticipo sul potere laico, nel realizzare, inventare e gestire opere di assistenza in tutte le sue forme per il popolo, specie dove c’è sofferenza. Ecco così i Monti di Pietà per giusti prestiti ed elargizioni, l’istituzione degli ospedali, orfanotrofi, ospizi, lebbrosari, ecc. a cui ieri come oggi i governanti più avveduti e non ostili, hanno dato il loro consenso o il prosieguo, anche se a distanza a volte di molto tempo.